macchina da scrivere

«Un lascito testamentario ad una istituzione pubblica non è solo un atto munifico che testimonia un mondo di valori, ma, in quanto espressione di cultura, rinsalda i rapporti fra comunità ed alcuni suoi esponenti, giustifica la spinta collezionista, consentendo una circolazione meno privatistica del bene culturale. Esso va anche al di là dell’importanza della collezione e conduce verso la conoscenza di epoche, di strati culturali, di accumulazioni, di nuove e insorgenti motivazioni estetico-culturali, di smanie classificatorie e, a volte, anche di finalità sociali».

Così M. G. Tavoni si esprimeva nel suo primo saggio di storia del libro nel 1979, in occasione dell’apertura a Faenza del mirabile Palazzo Milzetti, una delle cinque sedi delle mostre del Settecento in Emilia-Romagna, in cui pure i libri, grazie ad Andrea Emiliani, vi entrarono a pieno titolo.

La «Libraria» Zauli Naldi. Repertorio delle opere, in L’ età neoclassica a Faenza 1780-1820, Faenza, Palazzo Milzetti, 9 settembre-26 novembre 1979, catalogo critico a cura di Anna Ottani Cavina, [et al.], introduzione di Andrea Emiliani, Bologna, Alfa, pp. 247-271.

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